Ci hanno sempre parlato di un grande Giuseppe Garibaldi affiancato da mille coraggiosi uomini, partiti in spedizione per unificare quell’Italia che ancora oggi stenta ad essere davvero unita…
Ci hanno detto che già prima dell’unione il Meridione era povero ed arretrato, e il brigantaggio la faceva da padrone in quella manciata di regni in cui il potere borbonico era riuscito a creare solo miseria ed ignoranza, al confronto di un Nord ricco ed istruito per mano dei Savoia.
La storia, è risaputo, l’hanno sempre scritta i vincitori, quegli stessi che oltre a stabilire i ricordi delle memorie passate hanno dettato le regole degli avvenimenti futuri. E mentre i bambini crescono ammirando un eroico Garibaldi e maledicendo un regno borbonico colpevole delle innumerevoli disavventure del famigerato Sud, il giornalista Pino Aprile pubblica il libro Terroni, sbattendo in faccia un tassello di storia sconosciuta alla Padania e a tutti i suoi militanti cittadini leghisti.
“Ho fatto elementari, medie, superiori e ho cambiato tre facoltà universitarie – scrive Aprile in un articolo de Il Manifesto – avessi trovato un rigo sulle stragi compiute al Sud dai piemontesi per unificare l’Italia. Stupri, torture, esecuzioni e incarcerazioni di massa; il saccheggio delle risorse del Regno delle Due Sicilie, la chiusura, persino a mano armata e sparando sugli operai, delle aziende, fra cui i più grandi stabilimenti siderurgici del tempo in Calabria, a Mongiana, o le più grandi officine meccaniche a Pietrarsa (Napoli), studiate da tutti i paesi industrializzati contemporanei. Venne distrutta un’economia che stava costruendosi un futuro ed ebbe solo un passato”.
Nitti, da presidente del Consiglio scoprì che quando si fece cassa comune dopo l’unificazione dell’Italia, i due terzi dei soldi furono presi dal Sud, quello stesso da cui non si emigrava a milioni come invece accadeva al Nord. Solo dopo l’Unità e la creazione della cosiddetta Questione meridionale si cominciò a partire da quello stesso territorio che la storia aveva reso terra d’immigrazione, in cui erano giunti popoli da ogni dove. “Il Regno delle Due Sicilie – prosegue Aprile – con migliaia di chilometri di coste, aveva programmato decenni prima lo sviluppo dei commerci via mare, dotandosi della seconda flotta commerciale del continente, e Napoli, terza capitale europea, partoriva brevetti e nuove discipline (vulcanologia, archeologia, economia politica)”.
Eppure oggi li definiscono “terroni”, quegli stessi meridionali che durante la famosa “liberazione” contarono centinaia di migliaia di morti, stupri, saccheggi e paesi completamente distrutti.
Li definiscono “porci” (Bossi), “topi da derattizzare” (Calderoli), “merdacce mediterranee” (Borghezio) e “cancro” (Brunetta), incuranti della complessità del tema ed accecati da un’ignoranza e da una superficialità che li rende incapaci di guardare oltre i pregiudizi su cui hanno costruito la propria miope opinione politica…
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Che dire… ignoravo molte di queste cose! Leggerò il libro!
Articolo molto bello, brava Erika!
Grazie!
Caspita davvero un bell’articolo… ignoravo molto di quello che hai detto nell’articolo e sono curioso di leggere il libro.
Comunque complimenti bell’articolo come sempre su questo sito 🙂
Grazie ssl3vin! E mi raccomando, continua a seguirci… 😉
A chi interessa, il link ad una ventina di pagine del libro (che ha raggiunto 12 edizioni: http://api.edizpiemme.it/storage/village/2010/02/26/566-1273.pdf