Sound City, regia di Dave Grohl

Dave Grohl è la Musica incarnata.
Non vi posso stare a spiegare perché, ci vorrebbe troppo tempo: o siete d’accordo o non lo siete. Su Camminando Scalzi abbiamo comunque una nutrita documentazione con cui potrete passare diverso tempo, se non capite perché apro una recensione di un film con questa frase a effetto.

In questi anni bui e tetri siamo infestati di una musica disgustosa. Inutilmente rumorosa, vuota, cretina, inconcludente, raffazzonata, e potrei continuare. Il mezzo si è svenduto completamente attraverso la massificazione, per cui è ormai possibile per qualsiasi stronzo che non ha la più pallida idea di cosa sia una scala musicale realizzare una canzone in digitale e metterla in vendita su iTunes, dove altra gente ignorante come e più di lui ne comprerà un sacco di copie rendendolo ricco e famoso.
Viviamo nei tempi della “guerra del rumore“, una cosa che dovrebbe far rabbrividire ogni amante della buona musica degno di questo nome. In breve: dove una volta si cercava sempre più la purezza del suono, la sua vera anima, oggigiorno nel disco prodotto già a cazzo di cane in partenza con i metodi di cui sopra, si aggiunge ulteriormente del “rumore” di fondo per aumentare il volume, con lo scopo di far “suonare più forte” il disco in modo che risalti sugli altri “dischi concorrenti” e potenzialmente farlo vendere di più. Se questo non è un segno evidente dell’involuzione in cui l’umanità si sta affossando, non so cosa possa esserlo.

Ho finito di sparare proclami moralistici e posso quindi arrivare al punto, e il punto è che Dave Grohl ha diretto un documentario bellissimo (selezionato anche per il Sundance 2013, che è il festival del cinema indipendente americano) chiamato Sound City, che parla anche di queste cose.
Sound-City“Sound City” è il nome di uno studio di registrazione molto famoso negli anni ’70, che salì agli onori della cronaca per essere uno dei pochi possessori di un mixer Neve (pronuncia inglese, dal nome del suo designer, Rupert Neve). Ovvio: salì agli onori della cronaca per via dei meravigliosi dischi che uscirono da quello studio (in particolare, i primi successi dei Fleetwood Mac), ma questi dischi sbancarono anche per merito del suono incredibile che l’innovativo mixer Neve riusciva a imprimere sul nastro, in particolare quello della batteria.
Non a caso i Sound City divennero presto i principali studi di registrazione di riferimento per tutti gli artisti rock, e andarono a gonfie vele per tutti i ’70 e parte degli ’80. Poi arrivarono i cd e, di conseguenza, l’avvento del digitale, con tutto quello che comporta: batterie elettroniche, sintetizzatori digitali, computer e relativo software. I Sound City provarono a integrarsi, ma inutilmente; non tanto perché non ne fossero capaci, ma perché trovavano nella registrazione a nastro tramite il Neve qualcosa che tutti gli altri aggeggi elettronici non avevano. Questa loro convinzione li portò sull’orlo del baratro, senonché nel 1991 arrivò un trio di ragazzetti che scelse loro come studio, Butch Vig come produttore, e registrò un piccolo album chiamato Nevermind che, inutile puntualizzarlo, riportò lo studio al massimo della gloria. Ma anche questa gloria non durò che alcuni anni… Il tempo di ottimizzare software come Pro Tools (montaggio audio) e Auto Tune (un’aberrazione che sostanzialmente può far sembrare veri cantanti e musicisti anche inetti perdenti che non sanno nemmeno da che parte parlare in un microfono), che si diffusero velocemente in tutti gli studi di registrazione del mondo semplificando, velocizzando e contemporaneamente economizzando il lavoro.
Nel 2011 i Sound City furono infine costretti a fare la cosa più triste che uno dei loro fondatori aveva sibillinamente messo in conto più di quarant’anni prima: vendere il Neve per pagare i debiti.
Lo compra Dave Grohl.

sound city grohl neve

Nel tentativo di raccontare la storia di quella console a lui così cara, Dave si butta quindi in un progetto che comincia a vivere di vita propria. Infatti Sound City parla della storia dell’omonimo studio di registrazione, sì, della console Neve, certo, ma lo fa ripercorrendo le biografie di tutti i grandi della musica che sono passati di lì. Da Rick Springfield fino ai Queens of the stone age di Josh HommeSound City è forse uno dei più bei documentari musicali che siano mai stati realizzati, con una quantità incredibile di chicche, camei, interviste, tutte ottenute grazie all’insuperabile carisma e affabilità di Dave. C’è amore in questo film, tanto genuino amore per la musica, ma soprattutto per il suo significato di aggregatore sociale; la professionale e appagante ricerca della purezza, la fusione di diversi talenti creativi e, in ultima sintesi, l’umanità della musica.

“It’s not about being perfect, it’s not about sounding absolutely correct, it’s not about what goes on in a computer. It’s about what goes on in here [your heart] and what goes on in here [your head].”

(Il punto non è essere perfetti, non è suonare assolutamente corretti, non è cosa succede dentro a un computer. Il punto è cosa succede qui [indica il cuore] e cosa succede qui [indica la testa].)

sound-city-dave-grohlQuesto estratto dal discorso di Dave alla premiazione dei Grammy 2012 – quasi precisamente un anno fa – è esattamente il riassunto di tutti i suoi sforzi degli ultimi anni (ma forse, di sempre), un riassunto coronato da questo suo film.
Sound City dura quasi due ore, ma quando sarete arrivati in fondo avrete la sensazione che siano passati venti minuti. È pieno di momenti divertenti, amari, nostalgici, magici. È talmente denso di suoni, musica, facce e immagini che andrebbe visto almeno un paio di volte di fila, e durante la seconda guardare alcune scene un fotogramma alla volta. Non c’è modo che quello che vedrete vi basti, ma vi lascerà addosso una carica e un’allegria incredibili, con quel retrogusto amaro che Dave così bene ha espresso come musicista finora e come regista da oggi in poi (pare che ci abbia preso gusto, dato che ha appena finito di dirigere il nuovo videoclip dei Soundgarden). Durante il film ci si sente tra amici che si raccontano le storie del loro periodo di gloria, con la differenza che gli amici sono alcune persone che hanno contribuito a dare forma alla musica rock. Alla buona musica rock.

sound-city-dave-grohl-1Non mi resta che darvi tutte le indicazioni per procurarvi questo piccolo gioiello.
Dal sito ufficiale potete acquistare il film. Costa un’inezia: 12,99$, cioè meno di 10€. Si capisce che lo scopo di Dave è far conoscere la sua storia e la sua visione del mondo della musica, non lucrare. Qui potete vedere alcuni estratti.
Il film si scarica in digitale, occupa 2,5Gb e ha i sottotitoli integrati in italiano, inglese, tedesco, francese, olandese, giapponese, portoghese, spagnolo e svedese. Se avete bisogno di una scusa per non comprarlo, insomma, dovrete sforzarvi non poco.

Pensavate poi che Dave non cogliesse l’occasione di chiamare tutte queste personalità della musica per fare un disco tutti insieme?
Ovviamente no, e infatti Sound City – Real to Reel uscirà il 12 marzo. È preordinabile su iTunes, e l’elenco delle guest star non ve lo sto a fare perché è lungo.

I soldi migliori che potete spendere, e il download migliore che potete fare oggi.
Muovete il culo.

Inoltre, come postato oggi dai Foo Fighters, a questo link potete ascoltare in anteprima l’album tratto dal documentario in streaming.

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