Microsoft e l’open source: è vero amore?

Negli ultimi anni la strategia Microsoft nei confronti del software open source è stata quantomeno controversa, per non dire quasi del tutto senza senso logico.

Un rapporto difficile

Partiamo dal 2001 quando Steve Ballmer, all’epoca amministratore delegato e attuale presidente dell’azienda, definisce Linux come un “cancro che si attacca, nel senso della proprietà intellettuale, a tutto ciò che tocca”; nel 2007 durante un’intervista, due dirigenti dell’ufficio legale di BigM dichiarano che alcuni tra i maggiori progetti open source, tra cui Linux e Open Office, violano oltre 230 brevetti appartenenti alla società; inoltre all’inizio di quest’anno Microsoft ha fatto causa a TomTom, risolta con un accordo extra-giudiziario, per violazione di brevetti relativi al proprio filesystem FAT32.

Microsot contro TomTom
Eppure negli stessi anni, la società di Redmond strizza l’occhio diverse volte ai sostenitori del codice libero. Nel 2006 e nel 2009 si allea con le società responsabili di due delle principali distribuzioni Linux, Novell e Red Hat, fino a poco tempo prima sue acerrime nemiche; nel 2008 finanzia lo sviluppo del web server Apache, concorrente del proprio IIS; ancora nel 2009 promette di non perseguire legalmente gli sviluppatori che facciano uso di Mono, implementazione open source del proprio .NET framework.

Codeplex

Viste queste evidenti ambiguità, risulta molto difficile giudicare la recente notizia del lancio del progetto CodePlex Foundation, una fondazione no-profit che dovrebbe incentivare lo sviluppo di software a codice aperto, rivolta soprattutto ai produttori di software commerciali. Microsoft ha stanziato per le attività iniziali circa un milione di dollari e redatto un documento che trasferisce copyright e diritti di utilizzo del software prodotto interamente alla fondazione, senza la necessità di versare nulla al programmatore originale. Inoltre sembra che verrà lasciata ampia scelta ai partecipanti riguardo alla licenza con la quale rilasciare il proprio software. A prima vista sembra un’iniziativa del tutto simile alle fondazioni classiche del settore. Il consiglio di amministrazione è al momento composto principalmente da uomini Microsoft, ma tra questi figura Sam Ramji, uno degli impiegati della società più attivi nel sostenere il codice aperto. Inoltre è presente anche Miguel de Icaz, curatore del progetto Mono, e sembra che in futuro verranno ammesse altre importanti personalità del mondo open, oltre a rappresentanti di rilievo del mondo closed-source.

Open Vs Microsoft

Come giudicare quindi questa mossa, alla luce di quanto visto finora? Penso che la strategia del colosso di Redmond sia chiara ormai da anni: cerca di dimostrarsi amica della comunità open, con “regali” e aiuti di vario genere, per poi voltarle improvvisamente le spalle, a suon di battaglie legali per presunti brevetti violati: il più classico dei FUD, che tenta di scoraggiare aziende e utenti finali, intimoriti dalla possibilità di vedersi intentare causa da un’azienda che non ha certo problemi a pagare stuoli di avvocati. Inoltre una delle principali caratteristiche delle fondazioni open source è l’indipendenza: cosa ci dice che il legame tra CodePlex e Microsoft non possa tarpare in futuro le ali ad eventuali progetti nati al suo interno, che possano in qualche modo rivelarsi una minaccia per il business della propria fondatrice? La verità verrà fuori con il tempo; nel frattempo godiamoci questo inaspettato regalo, sperando che non ci si ritorca prima o poi contro.

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